La tecnonologia ci sta fregando
24/11/2021

Capita a tutti, e spesso, di immaginare che riducendo il personale e aumentando l’automazione il bilancio migliori. Questo può essere particolarmente vero in periodo Covid, perché i dipendenti con la mascherina e i guanti di lattice non fanno ospitalità ma piuttosto assicurano l’alloggio riducendolo a format di ricovero. Un dipendente in meno basta spesso per creare percezioni negative, gelidi distanziamenti, cibi freddi, e un albergo che assomiglia a un dormitorio igienicamente sicuro.
Mentre il Covid imperversava pesantemente, in quanti si sono messi a tavolino per immaginare cambiamenti del servizio e per fare i conti su costi (in crescita) e ricavi (in diminuzione)? In quei momenti appariva ovvio che i conti non potessero essere in equilibrio, ma considerando che lo sono stati per almeno un decennio la priorità dell’albergatore deve rimanere il salvataggio del capitale e la sua rivalutazione, insieme all’atmosfera, alla reputazione e all’adeguamento tecnologico alla fine della pandemia. A molti operatori, a causa della pandemia, è sembrato logico ridurre gli standard di servizio per pareggiare il crollo dei clienti e del fatturato. Ma se avete ridotto gli standard ritenendo superfluo stringere la mano, toccare il bagaglio, aiutare l’ospite a togliersi il soprabito, accompagnare i clienti in camera e festeggiare il viaggiatore in fase di arrivo e di partenza, non sarà facile riprenderli.
Non è colpa di nessuno se con i protocolli sanitari i contatti con l’ospite non solo non erano più necessari, ma addirittura vietati. E’ capitato però che, con il protocollo governativo come scudo, numerosi albergatori hanno preso la palla al balzo e si sono rapidamente attivati per risparmiare, cercando soluzioni hard e soft che proteggessero la proprietà e i collaboratori dalla minaccia più grave: diventare un focolaio di Covid19. Qualcuno è andato anche oltre e con la scusa del cambiamento ha preso ad esaltare l’AI (l’Intelligenza Artificiale), lo smart working, i check in online e tutti quegli eccessi di automazione che stanno raffreddando l’ospitalità, omologando l’accoglienza e rendere sempre più rari i “buongiorno signor Rossi, ben arrivato. Fatto buon viaggio?”. Così, se non si inverte rapidamente la rotta, per il settore alberghiero si preannunciano tempi cupi.



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